sabato 27 aprile 2013

Sono resuscitata, più o meno. Pronta per sfogarmi.

Sembra che tutti stasera vogliano farmi incazzare, anche se so che i miei ormoni in subbuglio (CPM) mi fanno sentire la rabbia e la tristezza in modo amplificato. Anche l'account di google mi ha creato problemi.
Sono stufa.
Di tutto.
Della vita.
Di me.
Eccetera eccetera.
Ma soprattutto sono stufa, arcistufa della mia (limitata) cerchia di amicizia. G. rompe i coglioni da due giorni o anche di più perché non ha voglia di fare niente, starà semplicemente affrontando un'altra fase della sua depressione secolare causata dal rapporto malato, soffocante e sbagliato che ha con il suo ragazzo, o ex-ragazzo, non sono aggiornata pienamente dei risvolti delle ultime ore e, per quanto riguarda quei due, anche per qualche minuto le cose possono ribaltarsi.
Crisi amorosa, depressione profonda, aiuto degli amici, rifiuto degli amici, conseguente giramento di coglioni degli amici, ripresa amorosa, riappacificazione con gli amici e di nuovo tutto da capo. Queste sono le fasi che da 4 ANNI devo sopportare. E che sopporto anche volentieri perché le voglio bene e ci tengo a farla stare bene, ma anche io ho un limite di sopportazione.
Mi sono appena ricordata che è appena passato il 25 aprile, l'anniversario, e questo spiega il profondo malumore di G.. Ora mi sento pure in colpa per non essermelo ricordato. Sono sull'orlo dell'esaurimento e posso in un certo senso comprendermi ma... dovevo ricordarmelo, cazzo. Vorrei chiedere a Freud il perché della mia dimenticanza, forse non volevo capirla? Volevo scaricare su di lei un po' di colpa per il suo comportamento e tutte le mie frustrazioni?
Ma G. non è l'unica mia amica ad essere un po', perdonatemi il termine, squilibrata. Anche D. non è serena, specialmente in questo periodo. Le manca la sua città natale, avere una grande cerchia di amici e forse, sospetto, anche essere ammirata. E poi, è un'adolescente, chi non ha un po' di problemi con se stesso e con gli altri in questo periodo?Forse ricorda con nostalgia i tempi in cui viveva ancora là perché erano tempi tranquilli, che appartenevano ancora un po' all'infanzia. Non lo so.
Fatto sta che è difficile comunicare o comunque averci a che fare, non le do la colpa, ma in questo ultimo periodo sto pensando un po' egoisticamente al mio gruppo di amici e al effetto che loro hanno su di me. Infatti, anche l'unico che di facciata sembra stare meglio, nonostante la sua evidente misantropia, nasconde sentimenti depressi che si rivelano solo attraverso battute o quando è ubriaco, ma che si possono cogliere.
Insomma, siamo un gruppo di squilibrati e depressi. E come posso trovare io un po' di equilibrio quando ho degli amici che stanno peggio di me? Quando sono io quella abituata ad adattarmi ai malumori degli altri e a cercare di correggerli? E quando sto male io? Dovrei rivolgermi a una depressa, totalmente priva di autostima, e distrutta da una relazione prematura o una ragazza in piena crisi adolescenziale che si sente isolata da ciò che la circonda o ad O. che ha già programmato il suo suicidio per dopo la dipartita dei suoi genitori?
E l'unico altro pilastro che ho, A., vive a chilometri e chilometri di distanza e non può essere un VERO supporto se non per chat o sms. Posso scriverle, ma a volte mi sento un peso troppo grande. Anche lei ha i suoi problemi e anche lei non è il massimo dell'equilibrio, anzi.
Ma è un pallido supporto a cui ho bisogno di aggrapparmi.
E non è sufficiente. Quanto G. e D. mi sbattono la porta in faccia, per i loro problemi vari, mi sento incredibilmente sola. Chi ho io oltre a loro? O., che per definizione, non è un gran consolatore. A., che vive in culo al mondo e un problema alla linea telefonica la potrebbe far "svanire".
Chi ho io al mondo?
La mamma. Mi aiuta tanto solo la sua presenza ma non riuscirei mai a confidarle i miei problemi che la farebbero solo stare male e non voglio causarle dolore, ha già sofferto abbastanza.
Così, mi sento sola, isolata, esclusa. Ed è come tutto il peso del mondo mi schiacciasse e facesse sentire impotente.
Chi sono io?
Una psicopatica che spera in un invasione aliena perché pensa che gli umani non siano degni di abitare la Terra. Che ride da sola perché, nella sua testa, sta vivendo un momento divertente e felice di cui solo lei sarà testimone. Che piange per tutto e niente quando il suo precario equilibrio mentale viene messo a repentaglio da ormoni, alcool o da una delusione inaspettata. Sono questo?

domenica 10 febbraio 2013

Maybe tonight I'll call you, after my blood turns into alcohol

Caro Blog,
è tanto tempo che non parliamo. Purtroppo, con i miei impegni giornalieri non è facile trovare il tempo anche per questo e nelle poche occasioni in cui avrei la possibilità di scrivere, non mi sento ispirata. Rileggendo alcune parti di post precedenti ho l'impressione che la mia abilità di scrivere sia andata a quel paese, forse per colpa che ho scritto quasi sempre a ore impossibili, quando il mio cervello era già andato a dormire da tempo.
La festa di ieri ha dato il via al ciclo delle "Tre feste di Carnevale" che si fanno nella mia zona, scatenando spiacevoli ricordi su S. e sullo scorso carnevale. Come se non bastasse, ci siamo visti e anche salutati.


"Buona sera"
"Ciao"
"E' la stessa festa a cui un anno fa ci siamo baciati. Grandioso, vero?"
"Siiiiiii, non è che per caso martedì vieni alla festa in cui ti ho detto che non me ne fregava un cazzo di te e in cui mi sono miracolosamente ricordato di avere una ragazza?" 
"Ma certo. E non dimentichiamoci della festa di sabato prossimo, ho un vago ricordo di te che mi salutavi con un'amichevole mano sulla spalla, come se non mi avessi spezzato il cuore 3 giorni prima"
"Oh vero, ci si vede allora!"  
"Certamente"

Okay, questa era la conversazione che è avvenuta nella mia testa, in realtà ci siamo salutati e rivolti degli inutili "Come va?" che, considerato il nostro grado di confidenza al momento, non avrebbero potuto avere come risposta altro che un falsissimo "Bene".
Insomma, un inutile scambio di convenevoli.
Superfluo dire che avrei preferito uno scambio di tutt'altro genere, if you know what i mean. 
Sto continuando a ripetere la parola inutile non perché non conosca dei sinonimi o il thesaurus di Word, semplicemente perché è la migliore definizione del nostro rapporto, passato e presente. Una grande tragedia (per me) per nulla. E questo me l'ha dimostrato allontanandosi incurante da me.

Per il resto la festa è stata devastante, anche divertente a tratti, l'alcool devo ammettere che ha aiutato. Farà male, sarà pericoloso ma in certi casi aiuta e con questo non voglio dire che non ci si può divertire senza, anzi. Non bevete se dovete guidare, non bevete se sapete che c'è un Mr. Hyde in voi, pronto a scatenarsi, non bevete se avete una fobia per le figure di merda che potreste fare ma se avete il cuore un po' tumefatto, aiuta. Ed Sheeran confermerebbe a gran voce questo. Io e D. siamo le uniche che hanno notato che in quasi tutte le sue canzoni parla di alcool? Cucciolotto alcolizzato xD
Per questo ti lascio con "Give me love", una stupenda canzone un po' depressa, come piacciono a me.


giovedì 17 gennaio 2013

Sindrome della pagina bianca.

Dopo aver perso una buona mezz'ora a perder tempo su internet ho deciso di scrivere. Cosa ancora non lo so, di solito ho un'idea precisa in testa, una scaletta di cose da sfogare mentre ora non ho idea di cosa sono in procinto di scrivere e ho rimandato questo appuntamento proprio per superare questo momento.
Non avevo mai avuto la sindrome della pagina bianca, tranne quella volta in cui dovevo scrivere un racconto per un concorso. Ma in quel caso non era la pagina bianca il problema, era l'argomento. Datemi un titolo ed ecco che la mia fantasia resta incastrata in una porta automatica (okay, ora non sto più parlando della mia fantasia ma di un divertente aneddoto tratto dalla mia imbarazzante vita. Sì, sono rimasta incastrata in una porta automatica, o meglio: le porte si sono chiuse e io ho preso una gran botta sulle braccia prima di uscire da quella "morsa" tra il mio imbarazzo e le risate delle mie compagne di classe. Oh, ho appena ricordato che quel giorno, per caso, ho incontrato S. che grazie a Dio non ha assistito alla scena. Ma che problema ho io?!). Quando finalmente sono riuscita a trovare qualcosa da raccontare e a scrivere qualche pagina (troppe pagine, non sono fatta per scrivere racconti o comunque per essere sintetica) il concorso fu annullato. In barba al mio sforzo di volontà per partecipare (non mi piaceva l'idea di "espormi" così tanto come scrittrice) e a quello di fantasia per trovare una storia adatta al loro stupido argomento.
Ora ho notato che ho scritto già mezza pagina quindi il problema "Non so che scrivere" sembra svanito.
Negli ultimi tre giorni non ho fatto altro oltre a stare sdraiata sul divano a invocare una aspirina, ho preso la febbre. Esperienza poco piacevole anche se, a dire il vero, me l'ero augurata proprio il giorno prima ma questo autolesionismo derivava solo dalla mia crisi che sto passando per via della scuola. Dalla fine delle vacanze di Natale non posso più sopportare l'idea di andarci: odio tutto. Odio i compiti a casa, odio le verifiche, le tre interrogazioni giornaliere, la matematica e soprattutto il professore di matematica, i miei compagni, il continuo ricordarci del professori che dovremo affrontare la maturità. Odio la maturità.
E l'unico commento che posso fare sulla mia crisi è: non è il momento, la quinta liceo è decisamente un momento sbagliato per tutto questo.

domenica 13 gennaio 2013

Le Giornate S.


Le "Giornate S." sono quelle in cui, qualsiasi cosa faccia, dica o pensi, i miei pensieri volano capricciosi verso di lui. Non capisco ancora con quale schema le "Giornate S." compaiano ma credo che i sogni felici, per non parlare di quelli su di lui (o quelli felici su di lui!) mi facciano pensare automaticamente alla mia più recente e dolorosa delusione.
A volte mi chiedo come S. possa essere ancora insediato nella mia testa, dopo un anno. In realtà erano un paio d'anni che, quasi senza accorgermene, il mio sguardo si posava su di lui mentre scendeva dal bus ma non gli avevo mai dato importanza. Era solo un ragazzo che ritenevo carino. Niente di più.
E poi, dopo averlo visto in quell'aula si è trasformato in qualcosa di più. E' diventato un argomento di conversazione e di scherzi con la mia amica, una specie di passatempo. E ho cominciato a guardarlo più spesso, a cercalo a scuola tra le centinaia di studenti e a diventare agitata prima di entrare nella stanza dove entrambi andavamo durante l'ora di religione. E poi lui è venuto a parlarmi quella sera,  sono cominciate le conversazioni, i saluti imbarazzanti, le chiacchierate su fb ed è arrivato Carnevale. E tutto il dramma che è seguito a quei 30 secondi di bacio.
Ora, gennaio 2013, mi domando come sia possibile che, qualche giorno fa, al pensiero "Sono finite le vacanze di Natale. Tornerà in Italia, sempre ammesso che se ne sia andato" io abbia sorriso. Cosa ha lui di così speciale? Cosa c'è in me di così sbagliato che non mi permette di dimenticarlo?
Queste due domande sono ancora senza risposta anche se me le sono poste migliaia di volte.
Lui è un ragazzo normalissimo, nel senso che non ha nulla di speciale.
Non è bello. Razionalmente ammetto che è carino ma c'è molto di meglio e non sto parlando degli attori o di modelli: anche a scuola o in giro ne vedo a decine di più attraenti.
Non spicca per la sua simpatia. Okay, è piacevole parlare con lui, è simpatico ma ce ne sono a milioni di simpatici quanto lui, se non di più.
Non mi ha mai dato particolari attenzioni. E' stato lui che ha deciso di parlare con me per le prima volta ma voleva anche presentarmi il suo amico G.. E' stato lui a dirmi "Ti faccio compagnia" sedendosi in corriera vicino a me invece di occupare un posto completamente libero ma è una cosa che farebbe qualunque amico. No? E' stati lui a baciarmi ma io lo avevo provocato terribilmente e lui, sì, devo dirlo. Lui era ubriaco. Anche se sia io, che la mia adorata A. (la mia amica un tempo virtuale ma che ormai vedo appena ce lo permette la discreta distanza che ci divide) concordiamo sul fatto che, se è stato in grado di guidare mezz'ora dopo il fattaccio, avrebbe dovuto essere in grado di "guidare" anche le sue labbra lontano dalle mie. Comunque sia andata, quel poco che c'è stato fra noi non giustifica il mio interesse (mi piacciono gli eufemismi) per lui.
Ultimo punto, che avrebbe dovuto distogliermi ancora all'inizio di tutto, ha la ragazza. Quando ho scoperto come si chiamava la mia conoscente mi ha riferito anche che aveva la ragazza. Quando ho conosciuto lui di persona, invece, alla mia domanda "Hai la ragazza?" il bastardo ha risposto "Boh" e poi mi ha spiegato che si frequentavano ma non sapeva se stavano insieme. Un dubbio che ha lasciato molto spazio per la fantasia di una ragazza stupida e invaghita come ero io.
Dopo che ci siamo baciati il "Boh" si è trasformato in un "Io ho già la ragazza". Quante sberle.
Fatto sta che la mia ossessione, perché non è niente di sano o nella norma, non è giustificabile. Oggi ho trovato delle pagine di un piccolo diario cartaceo che ho scritto a luglio, cinque mesi dopo il nostro bacio, e cinque mesi fa. Scrivevo che stavo lentamente superando questa storia, che pensavo meno a lui. Probabilmente è vero, probabilmente stavo molto peggio l'anno scorso (anche perchè vederlo tutti i giorni a scuola non aiutava) ma a luglio forse speravo che di quel passo sarei riuscita ad andare avanti. Invece sono ancora impantanata qui, in questa inutile storia. A volte S. è solo un pensiero passeggero, a volte penso che non mi importi più così tanto di lui e poi, solo per smentirmi, arriva una Giornata S. dove tutto mi ricorda quello che non c'è stato fra noi.

Amici cercasi.

Ricomincia la scuola ed ecco che il mio tempo per il blog sparisce. Puff.
E' stata una settimana terribile, i miei professori dovrebbero scrivere una guida: "Come far ricordare agli studenti quanto odiano la scuola in tre mosse". 
Ma è passata anche questa settimana. E nella prossima spero di avere più tempo da dedicare a me stessa.
Il titolo del post si riferisce alla missione che avevo ieri sera: cercare di fare amicizie. Risultato: fallimento totale. Recentemente io e D. sentiamo il bisogno di crearci una "compagnia", di trovare altre persone con cui uscire e divertirci. Siamo sempre solo noi due il sabato sera, specialmente nell'ultimo periodo in cui che G. ha acquisito la capacità di trovare sempre qualcosa che le impedisce di uscire con noi. Per fortuna ultimamente M. ha ricominciato a uscire con noi e quindi le uscite "io e D.", e "D. e io" sono diminuite. Ma ieri ci siamo ritrovare di nuovo io e D. da sole, il sabato sera. Vorremo avere una bella compagnia in modo che se qualcuno non esce, le altre non siano obbligate a starsene a casa. Spesso mi sento obbligata a uscire anche se non ne ho voglia perché sennò D. rimane da sola e non può uscire neanche lei: questa non è di certo una situazione ottimale.
Abbiamo seriamente dei problemi a socializzare. Forse perché non riesco a nascondere quando le persone mi stanno sul c***o o forse perché abbiamo delle personalità particolari e, lo ammetto, un po' chiuse. Specialmente io. 
Quindi ieri siamo partite con la volontà di socializzare, in realtà siamo state da sole tutto il tempo tranne per 10 minuti passati con una mia compagna di classe. Se si può definirci "sole" in un locale popolato da 300-400 persone. Fatto sta che l'unico contatto umano lo abbiamo avuto al bancone con un simpatico signore che, come noi, era ignorato dalle bariste. Venti minuti di attesa per una Sprite (che poi è diventata una Coca-cola dal momento che non avevano la bibita che volevo): almeno fosse stato per un cocktail che mi poteva risollevare il morale! Ma dovevo fare l'automobilista coscienziosa quindi, come le interazioni sociali, anche l'alcool è escluso ultimamente dai miei sabati.
L'unico che sembra aver apprezzato/notato la mia presenza nel locale è stato G., l'amico di S. Ovviamente appena l'ho visto il mio cuore ha perso un battito, non tanto per lui, ma perché di solito lui, S. e il loro amico girano sempre in trio. Quindi per me G. significa "pericolo presenza di S.". Peccato che nell'ultimo mese di S. non si sia vista nemmeno l'ombra, probabilmente è in vacanza nel suo Paese di origine o forse a Narnia. 
Note storiche: G. sembra avere un particolare interesse per me da tempo. E' proprio per questo che S. è venuto a parlarmi per la prima dannata volta, con l'intento di presentarci. Purtroppo per G., per S. con i suoi piani diabolici falliti e per me, G. non ha mai attirato la mia attenzione. 

Così, rispondendo al mio saluto e ai miei sorrisi educati con inquietanti occhiolini, mi ha dato l'impressione che quell'interesse non sia ancora svanito. Questo me lo aveva confermato anche un mesetto fa, durante un sabato in cui avevo bevuto un cocktail che mi aveva fatto parecchio male (no, non sto dicendo una cavolata, sul serio è stato il cocktail a farmi male ed io a non aver bevuto troppo). Mi ricordo solo qualche immagine di lui che mi chiede se può accompagnarmi dalla mia amica e io che gli rispondo con un piuttosto maleducato "Fai quello che vuoi". Comunque dagli inquietanti occhiolini sembra avermi perdonato per l'assenza di cortesia: avrà capito che non sapevo cosa stavo facendo. Vedere G. mi ha scatenato numerose domande a cui non so se voglio dare risposta ma ora purtroppo devo andare perché c'è mia nonna che mi sta letteralmente pressando: "devo prepararmi per andare al lavoro"
Che palle! Se non vado a vedere Ralph Spaccatutto al cinema, verso le dieci sarò di nuovo qua a fare malinconiche osservazioni sulla mia vita. In caso contrario, a domani! 



domenica 6 gennaio 2013

Che giornata strana. E inutile. E odiosa.

Una terribile giornata che ne precede una ancora più terribile: quella del ritorno a scuola. Non credo sinceramente di potercela fare, di rientrare là dentro, di ascoltare per 6 ore persone parlare spesso a vanvera e di dividere di nuovo la bancata con il mio compagno di banco.
Eppure so che domani mattina alle 7.20 sarò sveglia e a un tratto riprenderà questa rutine che al momento sembra tanto insostenibile.
Oggi è stata una brutta giornata anche perché è iniziata con un bel sogno. Odio i bei sogni quasi quanto quelli brutti. Preferisco quelli senza senso che mi fanno riflettere su quanto incasinato e fantasioso sia il mio inconscio! Ma non sopporto i sogni belli perché finiscono. Perché svaniscono lasciandoti da sola e indifesa ad affrontare la realtà, molto più arida dopo che ti eri illusa di poter vivere qualcosa di bello e coinvolgente. Il mio sogno era una specie di remake della mia notte di capodanno: la festa era veramente divertente, una festa a tema dove le ragazze dovevano indossare adorabili vestiti con tanto di corsetto. Adoro i corsetti: è una cosa che capita quando sei fissata con Via col Vento, Jane Austen e telefilm con fantastici flashback ambientati nel 1800.
Ma quello che veramente mi ha colpito del sogno era il ragazzo con cui stavo o che mi corteggiava, non so. Era perfetto: comprensivo, dolce, simpatico e carino. L'unico suo difetto è che aveva due anni in meno di me. Non mi metterei mai con un ragazzo più piccolo di me, a meno che non fosse una versione sedicenne di Ian Somerhalder! Okay, scherzo. Ho sempre sostenuto che l'età in amore non conta ma preferisco di gran lunga il pensiero (puahahahahah, ovvio il pensiero. Forever alone.) di stare con un ragazzo più grande. Infondo si sa che i ragazzi maturano più tardi della ragazze. Anche se ammetto che ci sono le eccezioni quindi potresti trovare benissimo un ragazzo di 16 anni più maturo di una diciottenne, soprattutto considerando alcune diciottenni che conosco. Ma fare un dibattito sull'età non era il mio intento. Il fatto è che questo bel sogno mi ha lasciato l'amaro in bocca per tutta la giornata, perché il mio capodanno non può essere andato veramente così?! Corsetti a parte, intendo. Una festa in maschera può essere un po' irrealistica il 31 dicembre.
Ma la cosa che ha reso veramente pesante questa domenica sono stati i miei pensieri. Oggi è stata  una di quelle che chiamo "Giornate S." (per una questione di privacy, anche se non credo che qualcuno dei miei lettori -ammettendo che esistano e mi conoscano- possa riconoscermi dai nomi che uso, userò le iniziali al posto del nome intero della persone di cui voglio parlare).
S. è la persona che tormenta la mia mente da un anno e in realtà uso la lettera del suo cognome dal momento che abbiamo la stessa iniziale. E' una cosa molto fastidiosa: disegno una carinissima T per dare sfogo al mio egocentrismo e ci vedo lui, indosso la mia collanina con la T e mi fa pensare a lui. Odio questa coincidenza. In realtà odio pensare in generale a S. Ma lo faccio in continuazione.
Sto scrivendo un approfondimento sulle Giornate S. che ho bisogno di scrivere da tempo. Devo chiarire nella mia testa parecchie cose, su di lui. Ma sono le una di notte e domani devo andare nel luogo infernale (chiamato comunemente scuola) quindi quel post lo pubblicherò appena riuscirò a finire di scriverlo.
Ora è meglio se vado a dormire, lasciandomi alle spalle questa odiosa giornata.
Buona notte mondo del web. Auguro a tutti voi sogni senza senso :)
 - T

You're doing all these things out of desperation


La canzone che mi sta ossessionando in questi giorni.

Solo la prima strofa dice tutto:
You’ve read the books, you’ve watched the shows
what’s the best way, no one knows
meditate, yea, hypnotized
anything to take it from your mind
but it won’t- go
you’re doing all these things out of desperation
you’re going through six degrees of separation